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Shivaratri: l'illuminazione nell'oscurità

Shivaratri, la notte di Shiva è una delle festività più importanti della tradizione spirituale indiana, si celebra nella luna nuova di Magha, tra febbraio e marzo di ogni anno. La parola ratri, in questo contesto, si riferisce alla "notte oscura dell'anima", lo stato appena prima dell'illuminazione. Shivaratri è considerato un giorno propizio per l'evoluzione spirituale.

 

La leggenda racconta che a Shivaratri, la notte più buia dell'anno, Shiva, signore degli yogi, si mette in viaggio verso la casa di Parvati, figlia dell'Himalaya, per sposarla. Shiva è l'asceta, arriva a cavallo di un toro, sporco di cenere, coperto di serpenti con un corteo nuziale di demoni e fantasmi, che simboleggiano le propensioni all'agire istintivo e animale. Tuttavia, non appena Shiva e i suoi compagni entrano nel regno himalayano di Parvati, si trasformano istantaneamente in esseri incantevoli con bei volti, abiti raffinati e ornamenti scintillanti. Lo stesso istinto diventa intuizione. Così il matrimonio ha luogo tra grande meraviglia, gioia e allegria. Poi Shiva e Shakti salgono sulla cima del monte Kailash, simbolo di Sahasrara chakra, dove si abbracciano e si fondono nella più alta beatitudine della coscienza cosmica.


Shiva e Shakti poi scendono insieme, simboleggiando che la coscienza più elevata si sta ora manifestando sul piano della dualità. Shiva e Shakti, essendo diventati uno, sono ora in grado di agire nel mondo come due. Questo evento è di grande importanza per l'evoluzione di tutti gli esseri, perché rappresenta anche il processo che avviene in ogni aspirante che sperimenta un risveglio spirituale e poi torna con una consapevolezza accresciuta a lavorare nel mondo.


Shiva rappresenta il principio maschile, la coscienza, al di là di ogni azione e cambiamento. Shakti rappresenta il principio femminile, l'eterna evoluzione attraverso l'azione. Lei è negativa e lui positivo; lui inizia, lei riceve e trasmette. Shakti è l'energia creativa che manifesta l'Universo in risposta alla coscienza ispirata di Shiva.

Li percepiamo come due, ma in realtà sono gli aspetti complementari dell'Uno, perché l'energia senza coscienza si disperde e la coscienza senza energia è impotente. Sono insiti l'uno nell'altro - come la luminosità nel sole - e la loro unione è l'immagine primordiale della comunione beata e della consapevolezza dell'unicità attraverso la dualità. Sul piano fisico, i saggi hanno a lungo sostenuto, e la scienza ora conferma, che materia, coscienza ed energia sono una cosa sola. Si sa che l'atomo, unità di base della materia, possiede un nucleo statico e positivo di energia bilanciato da un campo di forza dinamico e negativo - l'unione di Shiva e Shakti. Nel regno della psiche umana, l'unione di Shiva e Shakti è un archetipo radicato di integrazione personale che si ottiene quando, attraverso lo yoga, si arriva a comprendere le forze che costituiscono la nostra personalità.

 

La parte istintiva della nostra natura, simboleggiata nel mito dai compagni demoniaci di Shiva, viene trasformata quando si uniscono gli opposti dentro di noi - positivo e negativo, maschile e femminile, Shiva e Shakti. Avviene un risveglio e il potenziale inespresso della nostra psiche si attualizza, rivelando la nostra vera natura interiore. Ciò che abbiamo a lungo considerato mostruoso diventa divino.

 

L'unione di Shiva e Shakti è il simbolo primordiale dell'eterna comunione con il divino. Qui non c'è né purezza né impurità, né affermazione né negazione, né forma né informe, ma uno stato di essere supercosciente che è al di là di ogni dualità.


Swami Satyananda Saraswati

Da Yoga Magazine marzo 2007

 

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