Ascolto profondo e parola amorevole
In molte università americane si tengono corsi sulle ”tecniche di comunicazione”. Non so bene che cosa vi si insegni ma spero che comprendano l’arte dell’ascolto profondo e della parola amorevole.
Sono arti che si dovrebbero praticare tutti i giorni se si vogliono sviluppare vere capacità comunicative. Il nostro modo di parlare e di ascoltare può offrire agli altri gioia, felicità, fiducia in se stessi, speranza, fede e illuminazione.
Nella nostra società molti hanno perso la capacità di ascoltare e di usare la parola amorevole. In numerose famiglie nessuno riesce ad ascoltare l’altro. La comunicazione è diventata impossibile. E’ il problema più grosso del nostro tempo: mai nella storia dell’umanità abbiamo avuto a disposizione tanti mezzi di comunicazione – televisione, radio, telefono, posta elettronica, Internet- eppure rimaniamo isole con pochissima comunicazione reale tra membri della famiglia, tra individui nella società, tra nazioni. Sono così tante le guerre, i conflitti! Dobbiamo trovare il modo di riaprire le porte della comunicazione.
Quando non riusciamo a comunicare, ci ammaliamo: stiamo male e riversiamo la nostra sofferenza sugli altri. Mettiamo che il tuo partner ti dica qualcosa di poco gentile e che tu ti senta ferito. Se replichi immediatamente rischi di peggiorare la situazione; la pratica migliore in questi casi è quella di inspirare ed espirare. Quando siamo irritati può capitarci di dire cosa distruttive, dunque dovremmo astenerci dal parlare. In quel caso possiamo limitarci a respirare e, se ne abbiamo voglia, possiamo praticare la meditazione camminata all’aria aperta guardando gli alberi, le nuvole, il fiume. Una volta recuperata la calma e la serenità saremo di nuovo in grado di usare il linguaggio della gentilezza amorevole.
La parola amorevole è un aspetto importante della nostra pratica. Se parlando sentiamo che l’irritazione si ripresenta, possiamo fermarci e respirare. Questa è la pratica della consapevolezza. Meditare significa calmarsi per guardare a fondo la natura della propria sofferenza.
Thich Nhat Hanh
da: Nel rifugio della mente. La risposta zen al terrorismo