Introduzione al Feldenkrais: Movimento, consapevolezza e ascolto
Quando stesi a terra state sperimentando una lezione di Consapevolezza attraverso il movimento, con quei piccoli movimenti che vi chiedono di sentire il come li state facendo, non immaginate di quale straordinaria sintesi Moshe Feldenkrais sia stato capace: biomeccanica, neurofisiologia, psicofisica, sviluppo motorio, scienze cognitive e arti marziali. Feldenkrais era interessato all'efficienza dei movimenti così come allo sviluppo della persona nella sua interezza.
Il movimento è il più grande codice esplorativo concesso a noi esseri umani per abitare il mondo, gli spazi, le relazioni. Per questo nelle infinite pratiche vi troverete a percorrere tutti i movimenti possibili: da come apriamo la bocca, alla preparazione di una capriola, dal chiudere ed aprire gli occhi a una rotazione, scoprendo come siano tutte connesse.
L'intera sua vita fu un'avventura. Così come il suo incontro a Parigi con Kano, il fondatore del Judo, che gli consegnò la cintura nera e il compito di essere tra i primi a insegnarlo in Francia. O i suoi studi sull'apprendimento motorio dei bambini nei loro primi anni di vita. E in quante lezioni di consapevolezza attraverso il movimento troverete movimenti che ognuno di noi ha sperimentato da piccolo, senza più ricordarsene. Rimarrete meravigliati nell'accorgervi quanto fossero efficienti ed esperienziali allo stesso tempo. A Yogasangha troviamo delle ricchissime connessioni con i movimenti dell'Aikido e del Kinomichi.
La cosiddetta plasticità del cervello che oggi, finalmente, le neuroscienze stanno dimostrando, è stata una delle strabilianti intuizioni di Feldenkrais. Quando si è accorto che se il cervello non ha chiara l’immagine del movimento che sta usando, e del proprio corpo, la usa in maniera profondamente inefficiente.
Significa che non è libero di imparare dal movimento, di usarlo e modificarlo a suo piacimento: di diventare più veloce, più lento, di interromperlo, cambiarlo, modificarlo senza rimanere bloccato dentro lo sforzo. O dentro l’emozione.
Quei piccoli movimenti che sperimentiamo nel Feldenkrais hanno a che fare con tutto questo: raffinare la capacità di sentire il movimento, accrescere la propriocezione e la sensibilità cinestetica, individuando le sottili connessioni neuro-muscolari inconsce tra tutte le parti del corpo.
Da questa intuizione, per chi pratica, accadono quelli che sembrano dei veri e propri miracoli: si scopre che anche facendo poco in termini di sforzo, magicamente sentiamo parti del nostro corpo in maniera più chiara, così come percepiamo il nostro rapporto nello spazio e determinate qualità in maniera completamente diversa. Il risultato è anche un movimento più armonioso, più integrato di tutte le parti.
Feldenkrais sosteneva che non si può insegnare nulla, se non creare le condizioni per imparare. Ed è quello che avviene durante ogni pratica.
Vi propongo uno spunto a partire da questo testo: https://philosophykitchen.com/2021/10/latleta-indisciplinato-esercici-o-esercizi/